Il Parco di Diana

Il Parco Archeologico della Contrada Diana di Lipari si estende nella vasta area pianeggiante delimitata ad Est dal centro storico della città attuale, ad Ovest dall'antistante pendio, a Sud dal Vallone Ponte e a Nord dal Vallone S. Lucia. All'area del Parco appartengono l'ampia zona recintata adiacente al Palazzo Vescovile, delimitata a Sud dalla via Diana (ora G. Marconi), e altre piccole aree archeologiche adiacenti.
Il Parco Archeologico della Contrada Diana è stato costituito nel 1971 a seguito degli scavi archeologici condotti da Luigi Bernabò Brea e da Madeleine Cavalier che avevano messo in luce un lungo tratto delle mura urbiche di età greca del IV secolo a. C. L'idea del Parco nacque insieme alla Curia Vescovile ed al Comune di Lipari per creare un polmone di verde alla città.
La Lipàra di fondazione greca (580 a. C.) risultava già alla fine del VI secolo a. C. fortificata da mura, ora ricoperte, di cui un tratto è stato individuato nel 1954 sotto Piazza Monfalcone (oggi Piazza Luigi Salvatore d'Austria), alle pendici del Castello. La costruzione della nuova cinta muraria, nella prima metà del IV secolo a. C., seguì alla sensibile espansione dell'abitato; essa, infatti, molto più ampia, sbarrava la piana con una poderosa cortina rettilinea, orientata in senso nord-sud.
Della fortificazione greca rimane visibile nel Parco di Contrada Diana un tratto di circa mt. 50 di lunghezza con i blocchi che costituivano i filari di fondazione poiché gran parte di quelli utilizzati per l'elevato furono asportati in epoca normanna (XII sec d. C.) per la costruzione dell'abbazia benedettina sul Castello di Lipari. La cinta muraria era costituita da due cortine di blocchi (largh. mt. 3, 70) di latitandesite rosso-violacea del Monte Rosa di Lipari perfettamente squadrati, disposti su filari con tecnica isodomica e con doppia facciavista, mentre il nucleo interno era costituito da un riempimento (emplekton) di piccolo pietrame molto compatto. Dal filo esterno delle mura aggettavano delle torri quadrate (forse a protezione delle porte) costruite con la stessa tecnica, una delle quali è visibile all'estremità nord. Sul lato interno della cinta muraria sono visibili ambienti appartenenti ad abitazioni di età romana, costruite nel II secolo d. C., su resti di case più antiche, e in uso fino al V secolo d. C. Dinanzi al fronte esterno è visibile un aggere, ovvero una muraglia realizzata con pietrame a secco e materiale di risulta (largh. circa mt. 2), costruito da Sesto Pompeo durante la guerra civile del 36 a.C. Un altro tratto delle mura greche del IV secolo a. C. è stato rinvenuto poco più a Sud nel terreno di proprietà  Cirotti (nei pressi delle scuole elementari), sullo stesso allineamento del primo. Qui, dinanzi alle fondazioni di un’altra torre quadrangolare, sono emerse le tracce evidenti di uno strato di distruzione costituito da palle di catapulta, cuspidi di frecce e giavellotti di ferro riferibili al momento della battaglia fra Greci e Romani nel 252 a. C., cui seguì la conquista romana di Lipari.
Un'altra torre è stata inglobata in età normanna nelle fortificazioni erette intorno alla rocca del Castello. La cinta muraria antica, quindi, doveva circondare la città estesa nella piana ai piedi del Castello, dove era in età greca l'acropoli, ricongiungendosi a questo sul lato nord e comprendendo a Sud l'insenatura di Marina Corta. Le mura segnarono sempre, in età greca e romana, il limite dell'espansione urbana; al di fuori verso Ovest si estendeva l'ampia area cimiteriale della necropoli, che fu in uso dalla fine del VI secolo a. C. fino al II secolo d. C. Gli scavi archeologici condotti a partire dal 1948 nella necropoli hanno portato alla luce fino a questo momento oltre 2500 tombe, disposte in filari, con orientamento nord-sud, e sovrapposte in più ordini. La maggior parte delle sepolture era indicata da una stele o pietra tombale recante un'iscrizione incisa. Il rito funerario utilizzato da età greca ad età romana era misto, con prevalenza delle inumazioni rispetto alle incinerazioni; i corpi erano in prevalenza, deposti entro sarcofagi in pietra o in terracotta, alcuni dei quali sono stati ricostruiti ed esposti nell'area del Parco. Le tombe erano dotate di corredi funerari, esposti al Museo Archeologico Regionale "Luigi Bernabò Brea" di Lipari, costituiti da vasi, anche figurati, statuette in terracotta, piccole riproduzioni di maschere di personaggi della tragedia e della commedia greca pure in terracotta, gioielli, oggetti in metallo e in vetro. Nei terreni antistanti all'area recintata del Parco sono visibili resti di monumenti funerari di età romana imperiale, sovrapposti alla necropoli greca; si tratta di tombe ad ipogeo, ovvero con ambiente sotterraneo accessibile sovente da una scaletta, con soffitto a volta e nicchie scavate nelle pareti per accogliere le urne cinerarie o arcosoli per i sarcofagi.

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